Cari amici ascoltatori, bentrovati! Oggi è mercoledì 8 marzo e ancora una volta siete in compagnia di Nicola. Se avete seguito la puntata dello scorso 8 febbraio, ricorderete certamente che vi ho parlato del “Penelopegate”, lo scandalo che ha coinvolto François Fillon, uno dei candidati alle elezioni presidenziali francesi. Oggi, a un mese di distanza, torniamo a parlare nuovamente di lui: François Fillon.

Torno a parlare di Fillon perché domenica 5 marzo, intorno alle tre del pomeriggio, una folla di decine di migliaia di sostenitori si è radunata nella piazza davanti alla torre Eiffel per incoraggiare il loro candidato a perseverare nella corsa all’Eliseo.

Mentre centinaia di bandiere con i colori della bandiera francese sventolavano in place du Trocadero, da un palco coperto per proteggersi dalla pioggia, François Fillon ha ringraziato i presenti per essere accorsi così numerosi malgrado “il maltempo, le invettive e gli insulti”.

Poi, in un secondo momento, si è scusato per essere stato costretto nei giorni scorsi a difendere il suo onore e quello della moglie.

Dalla Francia spostiamoci nel nord dell’Europa per discutere di una notizia piuttosto curiosa che riguarda la prospera Danimarca. Ascoltate!

Forse anche voi sapete che secondo il Rapporto Mondiale della Felicità del 2016, redatto da un organo dell’Onu, il popolo più felice al mondo è quello danese. Gli italiani? Lasciamo perdere… Noi ci siamo classificati soltanto al 50^esimo posto.

Alcuni attribuiscono l’infelicità degli italiani alla ripresa economica che tarda ad arrivare.

Al momento, infatti, il tasso di disoccupazione in Italia si aggira attorno al 12% e parlare di piena occupazione sembra davvero un’utopia. Tutt’altro si può dire della Danimarca dove, secondo il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internaz

Passiamo ora alla cronaca italiana. Vorrei parlarvi brevemente della condanna che ha ricevuto l’Italia dalla Corte di Strasburgo per la violazione degli articoli della convenzione europea che sanciscono l’obbligo di proteggere i diritti umani.

Giovedì 2 marzo alcuni giornali, tra cui La Repubblica, hanno pubblicato la notizia che i giudici della Corte europea dei diritti dell’uomo con sede a Strasburgo, hanno contestato alle autorità italiane di non aver agito con tempestività nel dare protezione a una donna e i suoi figli contro i continui comportamenti violenti del marito.

La vicenda risale al 2012, quando Elizaveta, una donna moldava residente in provincia di Udine, per la prima volta andò dalle autorità italiane per denunciare i maltrattamenti subiti dal marito Andrei, riferendo che l’uomo con gravi problemi di alcolismo avev

Parliamo adesso della storica decisione della Corte d’appello di Trento, che ha riconosciuto a una coppia di uomini lo status di genitori di due bambini gemelli.

Prima di parlare della notizia, credo sia doveroso chiarire il concetto di gestazione per altri o, come spesso viene anche chiamata, di maternità surrogata. In italiano questi termini indicano quei procedimenti in cui una terza persona si presta a portare avanti una gravidanza per conto di una coppia.

Tali pratiche in Italia sono vietate da una legge del 2004, e molte coppie omosessuali finora hanno aggirato l’ostacolo recandosi in alcuni paesi esteri, dove tali pratiche sono consentite e riconosciute.

Vi ho raccontato questo perché, qualche settimana fa, la Corte d’appello di Trento si

Avete appena appreso che molti italiani, per aggirare gli ostacoli imposti da alcune leggi, si recano all’estero per usufruire di pratiche che in Italia sono illegali. Dopo la notizia della coppia gay che si è recata in Canada per avvalersi della maternità surrogata, pongo alla vostra attenzione un caso che da qualche settimana sta scuotendo le coscienze degli italiani: la scelta di Fabiano Antoniani di recarsi in Svizzera per avvalersi del suicidio assistito.

Da qualunque prospettiva si affronti questo argomento, è difficile dire se quella di Fabiano - Fabo per gli amici - sia stata una decisione che abbia portato a un lieto fine. Infatti, quando di mezzo c’è la morte, è impensabile definire un atto così estremo come un evento capace di suscitare gioia.

Eppure, se per un attimo ci mettessimo nei panni di una persona che vive perennemente sotto la tortura di dolori fisici insopportabili, probabilmente smetteremmo di pensare alla morte con negatività e la vedremmo, forse, più come una liberazione dalle sofferenze.

Il caso di Fabo, un dj di quar