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10 February 2016

Episode #13

3 February 2016

Episode #12

27 January 2016

Episode #11

20 January 2016

Episode #10

13 January 2016

Episode #9

6 January 2016

Episode #8

30 December 2015

Episode #7

23 December 2015

Episode #6

16 December 2015

Episode #5

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Ciao amici!

Oggi è mercoledì 13 gennaio siete in compagnia di Roberto ed è un grande piacere accogliervi in questa nostra seconda puntata del 2016. Sì, perché se sono stato io a salutarvi nel 2015, è stato Stefano ad accogliervi nel nuovo anno.

A proposito… avete seguito la scorsa puntata in cui si discuteva della commozione di Barack Obama? Stefano ci ha fatto riflettere su quanto le lacrime non siano tutte uguali. Su questo ha ragione, infatti, mentre in passato il trasporto emotivo dei presidenti è sempre riuscito a toccare l’animo degli elettori, questa volta le lacrime hanno annoiato e pure stizzito. Sentite il perché…

Gun Control: L’ultima battaglia di Barack Obama

13 January 2016

Un’opinionista di Fox News, martedì 5 gennaio, ha dato al Presidente Obama dell’ipocrita, ipotizzando che avesse usato delle cipolle per indurre il pianto, mentre parlava dei bambini della scuola elementare di Sandy Hook, trucidati da un ragazzino con problemi psicologici.

Il presidente americano ha dovuto persino rispondere alle accuse di Taya Kyle, la vedova del soldato su cui è basata la storia del film “American Sniper”, assassinato da un suo commilitone che soffriva di disturbi da stress post traumatici. Durante il dibattito televisivo, mandato in onda giovedì 7 gennaio dalla CNN, la moglie dell’eroe americano ha accusato il presidente di alimentare “un falso senso di speranza” e che è diritto di ogni cittadino proteggere se stesso.

Della stessa idea è stata Kimberly Corban, un’altra donna intervenuta al dibattito che, dopo essere stata vittima di uno stupro nel 2006, ha sostenuto di aver comprato una pistola per proteggere se stessa e i suoi due figli, e che la proposta del “gun control” renderà le famiglie americane “meno sicure”.

Nel frattempo il candidato alle elezioni presidenziali del 2016 Donald Trump, ha proposto di abolire nelle scuole e nelle basi militari le “gun free zones”, ovvero i posti in cui esiste il divieto all’uso delle armi. “Se ai parigini fosse stato permesso di portare delle pistole”, sostiene Trump in riferimento agli attentati terroristici, “sarebbe stata tutta un’altra storia”…

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Bisogna rilevare, però, che il problema delle armi facili non esclude l’Europa, che negli ultimi anni ne ha viste circolare nel mercato nero quasi mezzo milione. Armi che poi finiscono in mano a gruppi terroristici, capaci di commettere stragi come quelle di Parigi. A tal proposito, credo che sia giusto ricordare le dodici vittime che un anno fa persero la vita nell’attentato a Charlie Hebdo, giornale satirico che la scorsa settimana ha pubblicato un numero speciale in memoria di quel tragico evento. A firmare l’editoriale con il suo nome d’arte è stato Riss, tra i feriti durante la sparatoria e adesso direttore del giornale. Con parole forti e immagini che lanciano un attacco al fanatismo religioso, focolaio di odio e violenze, in questo numero viene ribadita la difesa della laicità.

Charlie Hebdo: l’assassino è ancora in fuga

13 January 2016

“1 an après, l’assassin court toujours”, in italiano “Un anno dopo, l’assassino è ancora in fuga”. Questo è il titolo apparso sulle copertine del giornale satirico Charlie Hebdo, lo scorso giovedì 7 gennaio. La frase sembra inseguire l’immagine di un Dio monoteista che, a gambe levate, corre portandosi in spalla un kalashnikov, con veste e barba bianca insanguinate.

Sangue, ahimè, che ha sporcato perfino la vigilia di questo tragico anniversario. Come sapete tutti, quello stesso giovedì un giovane ventenne, con addosso un disegno della bandiera dell’Isis, una cintura esplosiva finta e armat

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Mentre negli Stati Uniti Obama cerca di risolvere il problema delle armi facili e François Hollande si preoccupa del pericolo del terrorismo, l’amministrazione comunale dell’ex Caput Mundi riflette su una minaccia pericolosamente disgustosa.

Se, infatti, durante il principato dell’imperatore Nerone, Roma bruciava, sembra che ai giorni nostri sulla città eterna incomba un pericolo ancora più spaventoso: il terrore di soffocare sotto il guano degli uccelli.

Sono sicuro che alcuni di voi avranno già accennato a un sorriso… Ma fate bene, perché dopo aver affrontato due argomenti così importanti, credo che sia opportuno alleggerire la nostra conversazione con qualche curiosità tutta italiana.

La Dolce Vita degli uccelli migratori

13 January 2016

Non so se ne siate a conoscenza, ma lo scorso due gennaio, la polizia municipale di Roma ha chiuso per l’ennesima volta il tratto stradale che dal lungotevere porta a Piazza Venezia. Le motivazioni? Troppo rischioso, l’asfalto andava ripulito. Sapete che cosa ha paralizzato la viabilità, o meglio chi è stato?

Ben quattro milioni di uccelli migratori, che hanno deciso di trascorrere nella capitale le festività natalizie.

Gli storni, nel loro viaggio abituale verso sud, prima hanno fatto sosta alla periferia della città su alberi di ulivo, di cui si sono cibati a sazietà e poi, dopo aver v

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Per introdurre, adesso, l’ultimo argomento della giornata, vi accenno al significato della parola paradosso. Lo so che la conoscete, ma ve la spiego lo stesso.

I dizionari la definiscono come un’affermazione, o una tesi che per forma o contenuto appare contraria all'opinione comune, o all'esperienza quotidiana, riuscendo perciò sorprendente e incredibile.

Perché vi dico questo? Perché noi italiani abbiamo grande dimestichezza con il termine, e ne facciamo uso sin dai tempi degli antichi romani. Famosa, infatti, è l’opera scritta da Cicerone nel 46 a.C. I paradossi storici. Nonostante i secoli, dunque, gli italiani non hanno perso questo speciale rapporto con i paradossi e se continuate a seguirmi, vi spiego pure il perché…

Giudice di Taranto overbooked per i prossimi tre anni

13 January 2016

Nella penisola italiana ci sono i tribunali più informatizzati d’Europa eppure, la giustizia italiana rimane la più lenta. È stato stimato dall’Oecd, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, che la durata media dei procedimenti civili italiani in primo grado, sia di circa 564 giorni. Scommetto che per lo stupore, avete già spalancato la bocca.

Non è finita qui perché, per farvi un paragone, mentre in Svizzera i tempi per lo svolgimento di una controversia sono di 368 giorni, in Italia si arriva addirittura a otto anni.

Otto anni? Eppure sembra che lo Stato abbia inv

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