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Finlandia, si conclude il primo esperimento sul reddito di base universale

29 January 2029
Finlandia, si conclude il primo esperimento sul reddito di base universale
Per due anni, dal primo gennaio 2017 al 31 dicembre 2018, hanno ricevuto dallo Stato un reddito mensile di 560 euro, esentasse. Sono i partecipanti —un campione casuale di 2.000 disoccupati— di un esperimento ideato dal governo del primo ministro Juha Sipilä per stimolare la crescita economica, rilanciare l’occupazione e snellire la burocrazia del welfare.

Un esperimento coraggioso e innovativo. La somma, infatti, veniva erogata senza alcun obbligo e senza condizioni. Cioè indipendentemente dalla ricerca attiva di un’occupazione —o dall’eventuale presenza di una fonte di reddito alternativa— e continuava ad essere versata anche a chi riusciva a trovare lavoro.

Un esperimento che, purtroppo, ha deluso le aspettative, come ha rivelato un confronto con un campione di controllo. Lo scorso 8 febbraio, nel corso di una conferenza nella quale ha presentato i risultati preliminari del progetto, il ministro degli Affari sociali e della Sanità finlandese Pirkko Mattila ha dovuto ammettere che l’esperimento non ha avuto successo dal punto di vista occupazionale.

D’altro lato, però, l’esperimento sembra aver avuto effetti molto positivi sul benessere psicofisico dei partecipanti, che, rispetto al campione di controllo, apparivano più felici e rilassati. I componenti del campione sperimentale apparivano, in generale, meno stressati ed esibivano una maggiore capacità mnemonica e di concentrazione. Inoltre, si mostravano più ottimisti e fiduciosi verso il futuro.

In ogni caso, il governo finlandese ritiene che la sperimentazione sul reddito di base non sia stata una perdita di tempo e risorse. “Questo programma ci ha fornito informazioni essenziali sui fattori che incidono sul comportamento umano. Anche se è improbabile che il modello venga riproposto con le stesse modalità in futuro, possiamo dire che la sperimentazione ha avuto successo. Grazie ai dati raccolti, infatti, ora possiamo studiare una serie di riforme per migliorare la qualità del nostro sistema di assistenza sociale”, ha affermato Mattila.

Nell’attesa di vedere i risultati definitivi dell’esperimento, che saranno pubblicati nel 2020, io vorrei osservare che, forse, due anni sono un arco di tempo troppo breve per analizzare gli effetti di una riforma sulle scelte individuali. Così come mi sembra limitato un campione di appena 2.000 unità. Forse, un esperimento di più ampio respiro e meglio strutturato potrebbe dimostrare che il reddito di base universale —se sviluppato con intelligenza— potrebbe presentare dei benefici, non solo a livello psicofisico, ma anche economico.